INCONTRI


04 luglio 2016

IL BORGOMASTRO DIMEZZATO


L’ultimo consiglio comunale aveva all’ordine del giorno un solo argomento: la modifica dello statuto. Per inserirvi, novità assoluta per Biassono, la figura del presidente del consiglio. Figura non prevista dal leghista De Biasio, che dello statuto comunale è stato il padre, e mai presa in considerazione dal leghista Malegori che non ci ha mai pensato di cedere ad altri la funzione di presiedere i lavori del consiglio. Perché il leghista Casiraghi ha cambiato idea?

Lo statuto comunale è un po’ come la “nostra” costituzione, vale a dire l’insieme delle regole che governano il funzionamento della vita pubblica. Allo statuto devono attenersi meticolosamente tutti, gli eletti in consiglio, il sindaco, gli assessori. Per modificare lo statuto non basta infatti la maggioranza dei votanti ma servono i 2/3 dei voti, ovvero la maggioranza qualificata. Una cosa seria, insomma.

In aula, sia il vicesindaco Anghileri che l’ex sindaco Malegori, fino al sindaco Casiraghi hanno sostenuto che questa riforma è stata pensata per dare maggiori garanzie alle minoranze e che la figura del presidente del consiglio aprirà più possibilità di dialogo tra maggioranza e opposizione. Quindi solo vantaggi per tutti. L’unico dubbio, non chiarito, era sull’urgenza della seduta e sulla fretta con cui si voleva fare la modifica. Ma, si sa, la democrazia sta a cuore alla Lega e, quindi, non è il caso di perdere del tempo prezioso.

Come primo atto di questa amministrazione non c’è male, soprattutto visto che nel programma elettorale della Lega, quello per il quale hanno chiesto i voti, non ci sia traccia di questa importante modifica dello statuto. Per fortuna a fare un po’ di chiarezza ci ha pensato il consigliere Giordano Colombo. Ci voleva lui, politico inossidabile abituato a dire pane al pane e vino al vino, in Villa Verri da diverse legislature e che oggi si definisce“indipendente Lega nord”, per spiegare l’arcano. La creazione della figura del presidente del consiglio comunale, ha detto senza tanti fronzoli, nasce da scelte e da precisi accordi politici. Accordi evidentemente fatti sottobanco, aggiungiamo noi, visto che nel programma della Lega non ci sono.

E noi che per un attimo avevamo creduto alle varie spiegazioni che descrivevano questa carica come una figura di garanzia, super partes, quelle che si danno alle minoranze, appunto a tutela della democrazia. Niente di tutto questo. Siamo di fronte a un neosindaco che si dimezza le mansioni e cede una parte, anzi buona parte, della sua sovranità per un patto politico rimasto segreto agli elettori. Ricorda un po’, stellina, il Visconte dimezzato di Calvino.

Nel frattempo i giornali danno per certo che a ricoprire questa carica sarà chiamato il consigliere Mauro Rossi. Leghista dell’ultima ora, dopo aver portato acqua alla fonte della Lega nei 5 anni dell’ultima legislatura sotto le insegne dei Cristiani democratici liberali, è ora entrato a pieno titolo nelle fila del partito di Salvini,portando in dote i voti di buona parte dei suoi amici di Comunione e liberazione.


Quello che sconcerta in tutta questa vicenda è la rassegnazione di Casiraghi. Che, novello sindaco, subisce senza fiatare il ridimensionamento delle sue prerogative da parte dei suoi stessi amici di partito. Non se la prenda, borgomastro; sappia che noi le siamo vicini: perché, altrimenti, avremmo votato contro la modifica dello statuto?