Ma come! In
campagna elettorale non avevano giurato che finché ci fossero stati loro al
governo del Comune, a Biassono non si sarebbe vista l’ombra di un profugo? Detto
fatto. Al contrario, naturalmente. Come ormai da anni ci hanno abituato (e noi
creduloni a pendere dalle loro labbra), i nostri arditi amministratori leghisti
si sono rimangiati la parola. Da giovedì 12 gennaio, infatti, ospitiamo nove
profughi. Sì, nove. Anzi, per essere precisi, otto donne tra i venti e i
trent’anni, e un bambino. Dove? In una palazzina ex Aler di via Trento e
Trieste, in appartamenti messi a disposizione da un privato alla Cooperativa
Ubuntu di Lecco, che già assiste migranti nella città lariana e a Monza.
Non fosse per il
nostro sindaco e i suoi accoliti paladini della fermezza padana, non sarebbe
neppure una notizia degna di cronaca. Lo diventa per la caparbia coerenza di
Casiraghi e compagni, sempre pronti - a parole – ad alzare barricate sull’esempio
del loro lider maximo per impedire all’ordalia
barbara di metter piede nel “più bel borgo della Brianza”. Poi, chissà come e chissà
perché, riescono sempre a farsi passare le cose sotto il naso. Da quelle più
serie a quelle che lo sono un po’ meno. Ma, soprattutto, riescono sempre a
prendere per il naso i biassonesi.
Facciamocene una ragione: non è la prima
volta e, purtroppo, non sarà neppure l’ultima.