Meno
male che Matteo c’è. Chi, Renzi? Ma no, Salvini! Sì, perché senza il leader in felpa
verde, che dispensa il suo verbo quotidianamente da ogni canale televisivo,
sarebbe difficile capire la politica della Lega stando alle scelte dei suoi militanti
biassonesi. Che, sempre più spesso, sembrano andare in direzione diametralmente
opposta rispetto alle direttive del capo “nazionale”. Possibile? Eppure, a ben
vedere, è così.
Non
si sa con quanta consapevolezza ma i leghisti nostrani hanno ancora inculcata
in testa (i soli, forse, in tutt’Italia) la secessione. Un esempio? Presto
fatto. Non c’è dichiarazione di voto in consiglio comunale che non venga
preceduta dalla formula (quasi un cimelio del passato, ormai) “La Lega Nord per
l’indipendenza della Padania…”. Lo recitano il capogruppo del Carroccio, gli
assessori, i semplici consiglieri. E, non bastasse, lo recitano anche gli
indipendenti della Lega e, fenomeno esclusivamente biassonese, i diversamente
leghisti. Una parola d’ordine, insomma.
Tutto qui?
No, c’è dell’altro.
Nei
giorni scorsi è stata pubblicata sull’albo pretorio una delibera di giunta che
intitola una via del paese a Bobby Sands, l’attivista dell’IRA che si batteva
per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito, morto in carcere nel
1981, all’età di 27 anni, dopo un lungo sciopero della fame. Un secessionista,
insomma.
Verrebbe
da dire: “Ma Salvini lo sa?”.
Perché
tutta questa propensione per l’indipendenza non sembra proprio in sintonia con
la visione politica del leader del Carroccio. Quante volte – e sono tante, dal
momento che spara dichiarazioni a raffica, manco fosse un kalashnikov, ogni
santo giorno che Dio porta in terra – lo sì è sentito parlare di indipendenza
della Padania? Mai.
E
ci sta, dal momento che ha messo in soffitta la secessione del Nord di bossiana
memoria per un “Carroccio italico”, con la capitale ben impiantata in quella
che fu Roma ladrona. E la divisione dell’Italia in tre macroaree come
teorizzava decenni fa l’ideologo (presto dimenticato) Gianfranco Miglio? Un
retaggio del passato da relegare in soffitta. Anche perché risulterebbe
difficile al “Matteo verde” spiegare ai suo referente politico, l’ex (?)
comunista Putin, che l’anelito alla libertà dei popoli va salvaguardato sempre
e comunque, senza che il pensiero corra alla Crimea o alla Cecenia.
Nella
Lega l’hanno capito tutti, ma chi glielo spiega a quelli di Biassono?
Meno
male che c’è Matteo.