INCONTRI


03 luglio 2017

MENO MALE CHE C’E’ MATTEO


Meno male che Matteo c’è. Chi, Renzi? Ma no, Salvini! Sì, perché senza il leader in felpa verde, che dispensa il suo verbo quotidianamente da ogni canale televisivo, sarebbe difficile capire la politica della Lega stando alle scelte dei suoi militanti biassonesi. Che, sempre più spesso, sembrano andare in direzione diametralmente opposta rispetto alle direttive del capo “nazionale”. Possibile? Eppure, a ben vedere, è così.

Non si sa con quanta consapevolezza ma i leghisti nostrani hanno ancora inculcata in testa (i soli, forse, in tutt’Italia) la secessione. Un esempio? Presto fatto. Non c’è dichiarazione di voto in consiglio comunale che non venga preceduta dalla formula (quasi un cimelio del passato, ormai) “La Lega Nord per l’indipendenza della Padania…”. Lo recitano il capogruppo del Carroccio, gli assessori, i semplici consiglieri. E, non bastasse, lo recitano anche gli indipendenti della Lega e, fenomeno esclusivamente biassonese, i diversamente leghisti. Una parola d’ordine, insomma.
Tutto qui? No, c’è dell’altro.

Nei giorni scorsi è stata pubblicata sull’albo pretorio una delibera di giunta che intitola una via del paese a Bobby Sands, l’attivista dell’IRA che si batteva per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito, morto in carcere nel 1981, all’età di 27 anni, dopo un lungo sciopero della fame. Un secessionista, insomma.
Verrebbe da dire: “Ma Salvini lo sa?”.

Perché tutta questa propensione per l’indipendenza non sembra proprio in sintonia con la visione politica del leader del Carroccio. Quante volte – e sono tante, dal momento che spara dichiarazioni a raffica, manco fosse un kalashnikov, ogni santo giorno che Dio porta in terra – lo sì è sentito parlare di indipendenza della Padania? Mai.

E ci sta, dal momento che ha messo in soffitta la secessione del Nord di bossiana memoria per un “Carroccio italico”, con la capitale ben impiantata in quella che fu Roma ladrona. E la divisione dell’Italia in tre macroaree come teorizzava decenni fa l’ideologo (presto dimenticato) Gianfranco Miglio? Un retaggio del passato da relegare in soffitta. Anche perché risulterebbe difficile al “Matteo verde” spiegare ai suo referente politico, l’ex (?) comunista Putin, che l’anelito alla libertà dei popoli va salvaguardato sempre e comunque, senza che il pensiero corra alla Crimea o alla Cecenia.

Nella Lega l’hanno capito tutti, ma chi glielo spiega a quelli di Biassono?
Meno male che c’è Matteo.