I
colombari sono quelli a sinistra del campo “O”. Per capirci, quelli che stanno
in fondo al cimitero, a ridosso del muro di cinta che divide il camposanto
dall’area dell’impresa Cozzaglio. Lì, da anni (qualcuno, meglio informato, dice
addirittura da più di quattro) il cornicione del tetto è sostenuto da puntelli
in ferro e delimitato da una staccionata in legno, sulla quale è fissata una
rete di plastica.
Il
motivo? Non si sa.
L’impressione
è di un intervento “in corso d’opera”, come abbiamo ormai imparato a farci il
callo con le opere pubbliche di Biassono. In altri termini, un cantiere ancora
aperto. Di nuovo, come mai? Boh! Chi sa tace e, soprattutto, non fa niente per
risolvere il problema. Gli altri possono soltanto formulare delle ipotesi.
Quali?
Si
può cominciare dal ritenere che il cornicione del tetto sia pericolante e
proseguire con la meno seria, ma non del tutto improbabile, possibilità che si
siano dimenticati di togliere puntelli e rete di plastica a lavori ultimati. O,
a voler essere malevoli, insinuare che il Comune non abbia pagato la ditta
costruttrice che, per ritorsione, si rifiuta di sgombrare il cantiere. O,
infine, che davvero per i nostri amministratori l’intervento è “in corso
d’opera” e che quindi ci vorrà del tempo (quanti anni ancora?). Ma, appunto, a
voler essere malevoli.
Comunque
sia, non è proprio un bel vedere. Soprattutto per chi i loculi di quei
colombari li ha pagati. E che ogni settimana deve districarsi tra puntelli,
staccionata e recinzione per portare un mazzo di fiori ai propri cari. Che, sia
detto senza ironia, non si possono, certo, lamentare ma non per questo non
meritano da parte di tutti un po’ di rispetto.