E’
sempre bene dare un’occhiata all’albo pretorio on-line del Comune, perché si
trovano informazioni interessanti.
La
determina n. 319 del 27 giugno 2017, ad esempio, mette nero su bianco che la
gara per affidare la gestione per i prossimi tre anni del Palazzetto - il
PalaRovagnati, per intenderci-, indetta lo scorso 9 maggio, è stata annullata.
In autotutela. La motivazione? Eccola:
“Rilevato che
successivamente alla presentazione di due domande di partecipazione al bando
sopra richiamato si è valutata la possibilità di avviare un procedimento in
autotutela per l’annullamento d’ufficio del medesimo avviso in ragione che da
una sua più attenta lettura, non verrebbero rispettate le garanzie minime di parità e imparzialità di trattamento, poste dal
diritto statale e dai principi del diritto comunitario vigenti”
Fuor di
burocratese, è come se fosse stata indetta la gara facendo un bando che
“favoriva” un concorrente rispetto all’altro? Sembrerebbe proprio di sì. In
altri termini, non sarebbe stata garantita la dovuta imparzialità, come se
l’estensore del bando (chi?) quel giorno avesse preso lucciole per lanterne, al
punto che il concorrente penalizzato avrebbe potuto impugnare l’atto davanti al
giudice. Con buone possibilità di successo. Tant’è che qualche giorno dopo
qualcuno (chi?) in municipio si è accorto di quel brutto pasticciaccio e ci ha
messo la classica pezza.
Può
capitare che si facciano degli errori, anche se ultimamente a Biassono avviene
con troppa frequenza. A volte si sbaglia, altre invece – ed è più grave -non si
rispettano le regole, addirittura quelle più ovvie e elementari. Un esempio?
Più di uno: la defenestrazione del consigliere Angela Galbiati, l'illegittimo consiglio comunale dello scorso maggio, la votazione sul
Masterplan prima di aver risposto alla legittima osservazione di un biassonese.
Ora
la gara per la gestione del PalaRovagnati è stata rifatta e c’è da incrociare
le dita perché stavolta non ci siano problemi. Rimane il fatto che, mentre in
Villa Verri si tutelano da soli, viene da chiedersi chi tutela noi, semplici
cittadini, dai nostri amministratori: i caschi blu dell’ONU?