Undici consiglieri, il sindaco-borgomastro, l’assessore alla
partita, il segretario comunale e i funzionari responsabili del procedimento.
E, poi, i consulenti ai quali il Comune ha pagato 9.150 euro di parcelle per
supportare il lavoro degli uffici di Villa Verri. Un bel po’ di persone, non
c’è che dire. Eppure nessuno si è accorto di niente. Possibile? Sì, dal momento
che di fronte ai consiglieri di Biassono Civica che giovedì sera in consiglio
comunale hanno fatto notare alla maggioranza leghista che quel passaggio del
“Regolamento per la disciplina delle cessioni a fini solidaristici” era un
insulto alla lingua italiana e alla logica, sembravano cadere dal pero.
Esagerati? Mah, decidete voi. Ecco il testo dell’articolo 2,
punto 2, comma a: “per la pubblicità effettuata da comitati, associazioni,
fondazioni ed ogni altro ente che non abbia scopo di lucro l’esposizione di
impianti pubblicitari nell’area occupata e per le occupazioni di suolo non si
applicano le imposte comunali sulla pubblicità e Cosap”.
L’uno-due alla lingua italiana è da Ko, come neppure il mitico
principe Antonio De Curtis è riuscito a fare nel celeberrimo film “Totò,
Peppino e la malafemmina” (video lettera).Non bastasse il litigio con grammatica e sintassi
da far accapponare la pelle al “gran lombardo” (no, non Salvini, Manzoni!), i
nostri amministratori sono riusciti a fare a pugni in cinque righe anche con la
logica.
Esagerati? Mah, decidete voi anche stavolta. Perché, se a tutti
appare chiaro (si fa per dire) che l’esposizione di impianti pubblicitari
nell’area occupata e per le occupazioni di suolo non si applicano le imposte
comunali sulla pubblicità e Cosap”, nella premessa allo stesso comma si dice
che “Per quanto concerne la pubblicità, l’art. 16 del D.Lgs. n. 507/1993
prevede una riduzione dell’imposta pari alla metà”.
Delle due l’una: o non si paga o si paga la metà.
Quindi?
Sospensione del consiglio comunale, consulti forsennati con il segretario
comunale, via vai dei funzionari tra sala consiliare e uffici, facce sgomente
tra i consiglieri di maggioranza. Così per venti minuti, finché il presidente
del consiglio annuncia che probabilmente sono state aggiunte per sbaglio da chi
ha steso il testo un paio di righe che con quel comma non c’entravano niente.
Insomma, il copia e incolla ha fatto il pasticcio.
Vabbé! Che qualcuno possa sbagliare, ci sta. Ma, cari
sindaco-borgomastro, assessore alla partita, consiglieri leghisti, segretario
comunale, funzionari e consulenti vari, una lettura del regolamento, anche
veloce, prima del consiglio comunale potevate darla. O no?