Corre voce che qualcuno in Comune sia impegnato nella stesura di
un romanzo, che lui non vuole definire romanzo breve, perché breve non è, sulla
vicenda di villa Bossi, meglio conosciuta come Cà Bossi.
Sembra che l’autore descriva molto bene e con dovizia di
particolari le vicende che hanno portato i nostri amministratori a spendere più
di 3,3 milioni di euro per una struttura che ha ancora le porte sbarrate e che
al momento non è ancora chiaro a chi ci amministra su come verrà utilizzata.
Nel frattempo si mette mano al portafoglio. E’ del 7 maggio la
determina di giunta che dispone di pagare 299 mila euro alla ditta che ha
svolto i lavori, per porre fine al contenzioso in atto.
Cà Bossi non ha ancora aperto le porte ma si pensa di spendere
altri soldi, e non pochi, in non meglio precisate consulenze legali, per
proteggere i nostri amministratori da eventuali errori nella stesura di
contratti d’affitto futuri. Quanti soldi? Ben 6.344 euro.
Il nostro scrittore in erba, essendo un estimatore del compianto
regista Massimo Troisi , sembra abbia scelto come titolo per la sua prima opera
la frase: Credevo fosse una villa invece era un pozzo senza fondo.
Poi con il passare del tempo e dei soldi spesi ha preferito chiamarlo
semplicemente, “Senza…”.
Ora ognuno potrà, dopo la lettura di quest’opera letteraria - un
romanzo di formazione, in tutti i sensi -, completare il titolo a sua
discrezione, aggiungendo al “Senza” una qualsivoglia parola, tipo: fondo,
criterio, idee, vergogna...
Naturalmente si tratta di un’opera letteraria e quindi ogni
riferimento ai nostri amministratori è puramente casuale.