Era
prevedibile. Anzi, a volere dirla tutta, era proprio scontato che non
riuscissimo a trovare un gestore per Villa Bossi (vedi la determinazione n. 448
del 4 ottobre scorso per l’asta andata deserta). Troppo caro l’affitto: dagli
iniziali 8.000 euro, a crescere, fino alla bellezza di 20.000 euro dopo qualche
anno. Un salasso, per qualsiasi portafoglio, soprattutto in momenti di vacche
magre come gli attuali.
D’altra
parte, chi potrebbe permettersi di sborsare così tanti soldi? Non certo una (o
più) start-up, come fantasticavano i nostri amministratori quando la struttura
di via Umberto I era ancora abbandonata a se stessa. Le start-up, quando ci
sono e fanno affari, non vengono certo in un paese di 12 mila abitanti. Magari,
preferiscono Milano. E allora? Il buio.
Con qualche ideuzza, buttata lì più di
tanto in tanto da sindaco e giunta più per prendere tempo che per la
convinzione di aver trovato una soluzione.
Nel
frattempo i costi crescono. Seimilatrecentoquarantaquattro euro sono stati
messi a bilancio per consultare un esperto che supportasse i funzionari del
municipio nel “perfezionamento degli atti di utilizzo di Cà de Bossi”.
E il 3
settembre si è di nuovo messo mano al portafoglio per supportare sempre i
funzionari del municipio nelle procedure di chiusura del cantiere perché“…
durante lo svolgimento dei lavori l’impresa ha iscritto nel Registro di
Contabilità n. 22 riserve sulle lavorazioni liquidate da questa amministrazione
comunale…”. Stiamo certi, alla fine dovremo di nuovo metter mano al
portafoglio.
Quindi?
Forse è arrivato il momento di mantenere i piedi ben saldi a terra e fare
l’unica cosa sensata.
Prendiamo atto che Villa Bossi ci è costata un occhio
della testa (e continuerà a costare anche in futuro se rimane vuota) ma per lo
meno “restituiamola” ai biassonesi in termini di servizi. E, senza perdere
altro tempo, facciamone la nostra nuova biblioteca.