INCONTRI


20 giugno 2016

ROSSI, CL e le CAMICIE VERDI


Se si leggono i risultati delle elezioni comunali del 5 giugno salta subito all’occhio che a Biassono centrodestra e centrosinistra (tanto per semplificare) si equivalgono. Lo scarto tra uno e l’altro è un’inezia. Ma quest’inezia è bastata ad assicurare alla Lega di Salvini altri cinque anni di governo del paese.

Determinante per la vittoria dei lumbard è stato il voto di una parte consistente di Comunione e Liberazione, che alle elezioni comunali del 2011 aveva travasato i propri consensi nella lista Cristiani Democratici Liberali. In particolare, a far pendere la bilancia dalla parte della Lega (in affanno, comunque, rispetto a cinque anni fa, dal momento che il centrodestra unito ha perso a Biassono la bellezza di 1.500 voti) è stato il passaggio del ciellino Mauro Rossi nelle file del Carroccio. E, come previsto, la stragrande maggioranza dei cattolici che si riconoscono in Comunione e Liberazione e nel Centro culturale don Passamonti l’ha votato.

Tanto è vero che il neo acquisto tra le camicie verdi è risultato il primo degli eletti con 242 preferenze, surclassando il sindaco uscente Malegori che di consensi personali ne ha raccolti appena 125, piazzandosi addirittura terzo, dietro anche all’assessore uscente - e di fresca rinomina - Nadia Beretta.

Un’operazione elettorale, quella di Comunione e Liberazione – difficile definirla altrimenti - che non sembra molto in sintonia con i valori della dottrina sociale della Chiesa, valori del tutto assenti nel programma del Carroccio biassonese. Per non dire delle critiche che il segretario leghista Salvini e i suoi sodali muovono quasi quotidianamente al Papa e ai vertici del cattolicesimo italiano, critiche di cui però non si è tenuto conto nella cabina elettorale.

Come si spiega, allora, il voto ciellino alla Lega?

La risposta, quasi una parola d’ordine ripetuta a più voci, è stata: “Non ho votato Lega ma Mauro che è un amico”. E tanto è bastato a chi si riconosce in Comunione e Liberazione per dargli il voto. D’accordo o meno, ne prendiamo atto. 

Sperando noi, e credo anche gli elettori ciellini, che sulle scelte che contano, quelle per capirci che riguardano accoglienza, solidarietà e aiuti alle fasce più deboli della popolazione, l’amico Rossi faccia sentire il proprio peso in Villa Verri. E, soprattutto, non si faccia prendere a calci, una volta incassati i voti che servivano per vincere, come è successo a un suo amico nella vignetta di Giannelli.