INCONTRI


02 giugno 2017

ROMA LADRONA O BIASSONO SPRECONA?



Ancora soldi. E tanti, anche.
Non bastano i 3,1 milioni di euro (sono sei miliardi delle vecchie lire, tanto per non scordacelo), già spesi: Cà de Bossi “succhia” altri 46 mila euro alle casse in affanno – come non mancano mai di sottolineare i nostri amministratori - del Comune (Roma ladrona o Biassono sprecona?). Un’idrovora, insomma, non d’acqua ma di denaro. Il nostro.

Stavolta a far mettere mano al portafoglio di Pantalone è l’affidamento dell’incarico all’architetto Lorenzo Berni di Milano. Il motivo? Presto detto: “la predisposizione del progetto di variante per opere di restauro e risanamento conservativo non previste dal contratto”, come recita la determinazione n. 267 del 29 maggio 2017. In altre parole, paghiamo. Un’altra volta? Sì. Perché, ormai, Cà de Bossi ci ha abituati a sborsare quattrini. A iosa.

Da quando quel tal architetto del Varesotto, più noto come parlamentare in camicia verde che come progettista di edifici di valore storico-architettonico, mise mano per primo al recupero dello stabile di via Umberto I senza accorgersi che si era dimenticato di rinforzare solaio e travi del tetto, è stato un crescendo di spese aggiuntive. Cinquecento mila euro là, qualche decina di migliaia di euro qua e…

E così un progetto che in origine sarebbe stato finanziato quasi interamente con i contributi di Provincia, Fondazione Cariplo e di un facoltoso imprenditore biassonese, col tempo è diventato una zavorra per le nostre finanze. Con una certezza: che, forse, non è ancora finita. E qualche altra spesa “non prevista dal contratto” è lì pronta a drenare altri soldi di tutti.
D’altra parte, l’abbiamo voluto o no il distretto culturale evoluto (qualsiasi cosa voglia dire)? E, allora, lo si paghi. In attesa, sempre, di capire cosa farne.

Perché, come per le “spese non previste dal contratto” anche sul “Che farne?” di Cà de Bossi, Casiraghi e compagni brancolano nel buio.