Ma c’è o ci fa?
A
volte (sempre più spesso, per la verità) il “nostro” sindaco-borgomastro dà
l’impressione di prendere lucciole per lanterne. Rendendo oscuro anche quel che
è chiaro ed evidente a chiunque abbia un minimo di familiarità con la lingua
italiana.
Un
esempio? Presto detto. In una dichiarazione al Giornale di Carate (in edicola
questa settimana) sulla seconda “sconfitta” del Comune contro Angela Galbiati,
il “nostro” riesce a smentire non un giudice ma addirittura due.
Incredibile?
Già. Ma lui può.
Dichiara
il sindaco-borgomastro: “Dopo varie udienze e non trovando l’accordo, il
giudice di primo grado ha quantificato una cifra di circa 8.600 euro da
riconoscere alla ex dipendente. Siccome ritenevamo di aver fatto le cose bene e
che l’atto transattivo avesse una valenza forte, abbiamo deciso di ricorrere in
Appello. Questa ennesima sentenza non rappresenta una sua vittoria perché ha
respinto entrambi i ricorsi: il nostro e quello della Galbiati che chiedeva una
cifra intorno ai 30mila euro”
E
continua: “Abbiamo dimostrato ampia trasparenza e disponibilità nel redigere la
transazione e speso tante energie e risorse (sic! Il commento è nostro)
affinché venisse riconosciuta la forza di questo atto. In questa vicenda non ci
sono né vincitori né vinti”.
I fatti.
Giugno 2016: il giudice di primo grado condanna il Comune a pagare a
Angela Galbiati la somma di 8.692,27 euro come risarcimento, oltre a
2.000 euro, pari alla metà delle spese legali. Totale 10.692,27 euro.
Settembre
2016: Il Comune versa a Angela Galbiati la somma di 10.692,27 euro.
Ottobre 2016: Il Comune ricorre in appello contro la sentenza di
primo grado per ritornare in possesso dei 10.692,27 euro versati a Angela
Galbiati.
Febbraio 2018: la Corte d’Appello respinge il ricorso del Comune e
stabilisce che la somma stabilita dal giudice di primo grado è corretta.
Una
domanda. Anzi, due.
Come
fa il “nostro” sindaco-borgomastro a dire che “questa ennesima sentenza non
rappresenta una sua (di Angela Galbiati) vittoria”, quando il Comune ha
dovuto pagarle 10.692,27 euro come risarcimento?
Che
sentenza ha letto il sindaco?
Un’attenuante,
a Casiraghi, dobbiamo, però, riconoscerla. Forse si è distratto un po’ durante
la lettura e non ci ha messo troppo impegno. Va capito: in fondo, mica li ha
sborsati di tasca sua i soldi.