E due. Non è bastato ai nostri lungimiranti amministratori
l’aver perso la causa in primo grado contro Angela Galbiati per un problema di
lavoro quando era responsabile dell’anagrafe. E aver dovuto,
sindaco-borgomastro e accoliti, prelevare dalle casse del municipio alcune
migliaia di euro per pagare avvocati e spese processuali. Magari fosse tutto
qui. Hanno invece preteso, infischiandosene dei soldi dei biassonesi (tanto,
mica pagano loro), di ricorrere in Appello contro la sentenza del giudice di
Monza. Con nuovi esborsi per le scarse (così dicono) finanze comunali.
Com’è andata a finire? Come era ovvio che finisse: “ …la Corte
RESPINGE l’appello del Comune di Biassono…”, hanno stabilito i giudici. In
soldoni, Casiraghi e soci hanno perso ancora. E noi, tanto per cambiare,
paghiamo - di nuovo - avvocati e spese processuali.
Come volevasi dimostrare, verrebbe da dire.
Chiunque, senza essere un luminare del diritto, avrebbe potuto
prevedere come sarebbe andata a finire. Bastava accogliere la richiesta di
Angela Galbiati di trovare un accordo e si sarebbero risparmiati quattrini
pubblici. E, invece, i nostri leghisti hanno detto ancora una volta di no.
Loro, con la solita tracotanza, erano convinti di vincere. O, forse, più
diabolicamente volevano impedire con il ricorso in Appello che Angela Galbiati
potesse sedere tra i banchi del consiglio comunale, forte delle sue 272
preferenze, la candidata più votata nella storia recente di Biassono. Un
messaggio politico chiaro, il loro: chi ci è contro, la paga.
Quanto è costato questo ennesimo colpo di genio? A noi risulta tra
primo e secondo grado almeno 11.500 euro, ma aspettiamo
che vengano pubblicate le determine con il rendiconto delle spese.
Quello che, invece, sappiamo fin d’ora è che non saranno il
sindaco-borgomastro e i suoi assessori a metter mano al portafoglio. Loro si
appellano, Pantalone paga.