INCONTRI


18 maggio 2019

IL PARADISO PUO’ ATTENDERE?



Venerdì 17 maggio, ore 16. Il feretro arriva al cimitero, accompagnato dal parroco, dai parenti, dagli addetti all’inumazione e da un folto gruppo di amici e conoscenti. Sono tutti lì per la benedizione e per l’ultimo saluto al defunto prima della sepoltura. Quando il corteo è composto, ci si incammina verso i colombari. In silenzio. La bara portata sulle spalle dal personale dell’agenzia funebre, i congiunti, don Ivano e, poi, via via, tutti gli altri.
Un funerale normale. 
Non proprio: la tomba non è pronta. Come?

Stupore, panico, irritazione. Verrebbe da dire che il paradiso può attendere: un' ora e mezza, almeno, il tempo necessario, cioè, agli operai della ditta che ha in gestione il cimitero di fare quello che avrebbero dovuto fare. E i bene informati assicurano che non è la prima volta che succede.
Sbadati, un po’ lo siamo, inutile negarlo. Capita a tutti, chi più chi meno, di avere la testa tra le nuvole: persone comuni, funzionari, vincitori d’appalti pubblici, politici, la smemoratezza è una brutta bestia che non risparmia nessuno.

Che accada un po’ troppo spesso può essere invece un problema, soprattutto se c’è di mezzo un’istituzione pubblica. A Biassono ne sappiamo qualcosa, tra uscite di sicurezza mai fatte (nuova palestra), solai pericolanti (Villa Bossi), vespai e pendenze del tetto dimenticate (centro sportivo). Che, peraltro, ci sono costati centinaia di migliaia di euro.

Il nostro borgomastro sogna di trasformare Biassono in un paese intelligente. Di più, smart. Con quel che passa il convento sarebbe già un miracolo se riuscisse ad essere un paese normale.