INCONTRI


09 marzo 2021

TRILOGIA

 


Con il CUBO si chiude la trilogia del   “ Non so che farne”.

Il primo atto è andato in scena nel 2016 con “Il Castello” di via Miglio, struttura nata come asilo nido che dopo anni di non impiego ha cambiato destinazione: non più nido ma solo asilo e dato in gestione ad un privato e oggi ospita la scuola materna bilingue. Castello

Il secondo atto è andato in scena nel 2018 con “Villa Bossi”, nata come “Distretto Culturale Evoluto” dopo anni e 3,5 milioni di euro spesi, si è ripiegato dandone la maggior parte in gestione al privato che ne fa l’uso che più gli aggrada. Villa Bossi

E ora va in scena “IL CUBO”.

Il CUBO è quella costruzione che sorge tra via Mazzini e via Porta D’Arnolfo , quella per intenderci, che ha assorbito i 12 parcheggi pubblici dell’ex Pressindustria.

L’assessore Sergio Motta, quello che gli amici chiamano simpaticamente “assesur a la ruera” occupandosi anche, e forse a tempo perso, del Patrimonio pubblico, nell’ultimo consiglio comunale del 5 febbraio dichiarava che, appena ultimato il CUBO, sarà acquisito al patrimonio e destinato ad ospitare la farmacia comunale.

Scopriamo oggi dal Giornale di Carate che i gestori della farmacia comunale, la società AEB, ha valutato l’immobile e non ha aderito alla richiesta dell’amministrazione di trasferirsi, in quanto le dimensione non sono adeguate ad ospitare l’attuale farmacia e soprattutto perché la clientela attuale, trattandosi in maggioranza di persone anziane che abitano nel centro storico, presenta difficoltà di movimento. E, poi, aggiungiamo noi: che senso avrebbe avere tutte le farmacie ubicate sul lato ovest del provinciale? Gli anziani si muovono con difficoltà e attraversare la provinciale complica non poco la loro vita. E ancora: non sarebbe questa un ulteriore mossa di impoverimento del centro storico? Come si concilia con lo strombazzato piano di rifacimento del centro storico appena annunciato se lo svuotiamo di servizi essenziali?

I risultati dopo anni di amministrazione leghista sono sotto gli occhi di tutti. 

A questo punto il famoso interrogativo -ci Fanno o ci Sono?- non si pone più: con certezza diciamo: Ci SONO!